mercoledì 5 maggio 2010

Perché è fondamentale la prevenzione: una ricerca condotta nel mantovano

di Dr.ssa Maria Cristiana Brunazzi - Responsabile Struttura Complessa di Pieve di Coriano

.."E' un vero peccato che impariamo le lezioni della vita quando non ci servono più….” (Oscar Wilde)

Nei paesi occidentali nonostante la mortalità per malattie cardiovascolari risulti in diminuzione , la morbilità resta ancora elevata. Il progressivo miglioramento dei livelli di cura, a fronte di una non ancora sistematica azione preventiva, delinea attualmente una “medicina in attesa degli eventi”, con conseguenti risvolti sanitari, sociali ed economici.
Da qui l’assoluta necessità di elaborare non solo strategie preventive a lungo termine a livello di comunità, ma soprattutto a livello individuale nei pazienti con rischio di eventi acuti a breve-medio termine elevato (il trattamento degli eventi cardiocerebrovascolari acuti è una voce importante della spesa sanitaria).
Nell’ambito della strategia individuale a breve–medio termine, per garantire la massima efficacia e nello stesso tempo il miglior rapporto costo/efficacia degli interventi diagnostici e terapeutici, è determinante individuare i soggetti con rischio globale assoluto più elevato.
E’ consolidato il fatto che l’aterosclerosi è un disordine complesso innescato da interazioni genetiche e ambientali e chem nell’ambito di una stessa famiglia, coesistono lo stesso patrimonio genetico e frequentemente anche le stesse abitudini igienico-dietetiche.
Ne consegue che una strategia di prevenzione primaria che preselezioni pazienti asintomatici, con maggior probabilità di rischio elevato a breve-medio termine, è possibile intervenendo sulle famiglie con consanguinei di primo grado (genitori e/o fratelli ) affetti da patologia cardiocerebrovascolare nota.
Da una esperienza preliminare di screening cardiovascolare in soggetti asintomatici, con elevato rischio a breve-medio termine, realizzata congiuntamente tra il Presidio Ospedaliero di Pieve di Coriano e i Medici di Medicina Generale del territorio afferente al presidio, è emersa alle indagini non invasive una elevata prevalenza di lesioni cardiovascolari preclinche nei consanguinei asintomatici di primo grado, di pazienti affetti da patologie cardiocerebrovascolari; è emerso inoltre che una considerevole quota delle persone indagate non aveva consapevolezza di essere a rischio.
L’identificazione precoce del danno d’organo asintomatico (es: ateromasia carotidea, ipertrofia ventricolare sinistra, iniziale disfunzione ventricolare sinistra….), oltre a permettere interventi terapeutici precoci e più appropriati, aumenta la conoscenza e la consapevolezza delle persone indagate motivandole all’aderenza alle terapie suggerite, pur essendo asintomatiche.

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